martedì 27 luglio 2010
Storie vicine di posti lontani
giovedì 22 luglio 2010
Giorno dopo giorno
Negli stessi giorni abbiamo incontrato anche un oncologo, il dott. Antonio Rinaldi, responsabile dell’ambulatorio di Castellaneta, paese a una mezz’ora d’auto da Taranto. Il dott. Rinaldi segue circa 1.200 pazienti, tantissimi vengono proprio dai Tamburi. Ci ha fornito qualche dato interessante sull’incidenza della malattia e sulle patologie rare che a Taranto sembrano manifestarsi più facilmente che altrove. Non è soddisfatto della condizione in cui si trova a lavorare – la situazione sanitaria del Sud è quella che è – ma sembra piuttosto combattivo. Ci darà sicuramente una mano.
Ora siamo a Roma ma presto torneremo a Taranto per fare altre foto, incontrare altre persone come Paola, il dott. Rinaldi, Ettore del gruppo di “Sensibilizzazioni libere e concrete” che ci ha offerto anche uno sguardo dall’alto di Taranto, della sua “città vecchia”, dei mari che la bagnano e dell’ILVA che la sta intossicando. Inesorabilmente, giorno dopo giorno.
lunedì 19 luglio 2010
Taranto e l'ILVA
Quando una storia viene raccontata perde i confini della proprietà privata e diventa pubblica. Si espone ai commenti, agli sguardi, alle parole che sulle parole di quella storia ne produrranno un’altra e un’altra ancora. Le storie ben raccontate sono il modo più efficace per comunicare e per vedere la realtà, per aprire porte, per fare in modo che dal personale si arrivi all’universale, dal privato al pubblico. Le immagini come le parole veicolano in maniera potente lo sguardo o il giudizio, l’informazione e l’interesse. La nostra è una storia raccontata per immagini.
La storia che vogliamo raccontare è quella di una città, la città è Taranto. La storia di Taranto è strettamente legata a quella di una fabbrica. La fabbrica si chiama ILVA. La fabbrica, presente in Italia con sei stabilimenti, implicata in diversi processi penali per inquinamento, è oggi responsabile del novantadue per cento delle emissioni totali di diossina in Italia, oltre che del rilascio in aria e in acqua di mercurio e altri metalli pesanti. Il Quartiere Tamburi di Taranto è stimato tra i più inquinati d’Italia.
Il legame tra dati d’inquinamento così evidenti, compromissione permanente del paesaggio e del territorio, e fattori di rischio per la salute dei cittadini, è indubbio.
Di questa storia si occupano ogni giorno le persone che chiamano “casa” quel pezzo di terra, che di mattina aprono la finestra sul quel paesaggio, respirano quell’aria più di altri e bevono da quei rubinetti. Che considerano i rischi sulla propria pelle, che vedono il fumo, le macchie, le malattie. Di questa storia poi si occupano tutti i giorni le associazioni di cittadini che tentano la difesa della salute e dell’ambiente, i comitati per il referendum sulla chiusura della fabbrica, gli ambientalisti, i blog su internet, le opinioni, i giornalisti, i fotografi, la televisione, gli approfondimenti, i dossier, gli uffici stampa. Potrebbero trascorrere giorni a leggere come dall’inizio degli anni ’60 la storia di questa città sia legata a quella della fabbrica, e la storia continua e si può raccontare.
Quello che vediamo sotto i nostri occhi è che la situazione ambientale a Taranto è negli anni solo peggiorata, quello che ci interessa valutare è l’esperienza privata, perché siamo sicuri che ci riguarda personalmente, che anche quella è la nostra storia.